Ascolto alcuni esperti di web che si stracciano le vesti a causa delle ‘mode’ tecnologiche. Ora queste mode esistono, eccome, e ci ricordano peraltro che sono gli umani [Patron Saint: Roland Barthes] che scelgono le tecnologie e non viceversa (almeno per ora) e non a caso le dispongono entro sistemi.
Un filone della discussione però mi pare più angusto degli altri: la discussione sulle etichette che diamo alle cose, quando il mantra dei lamentanti diventa (durante lo stracciamento delle vesti di cui sopra, mi raccomando l’espressione stanca e spiritata) lo straziante urlo
Ma quando finirà la moda del –>inserisci nome odiata etichetta qui <– ?!?!
Francamente mi sembra incredibile, ora che possiamo accedere al terzo ordine [Patron Saint: David Weinberger], che ancora si argomenti sul disordine introdotto da etichette esterne al piccolo mondo degli esperti. Il Web2.0 non esiste? Buffo, perché viaggio da anni due continenti per vederlo, sentirne e parlarne;) L’Enterprise 2.0 non esiste? Bizzarro, ora cosa dico ai miei clienti? Ah, sono solo nuovi modi di chiamare vecchie cose? E anche se così fosse, e non è, non tout-court comunque, so what?
Come dire che se tra i neofiti di Flickr nascessero delle mode nel tagging queste invaliderebbero l’accesso alle ‘mie’ foto con mille inutili etichette ‘di moda’, quando è il contrario, sarebbero solo percorsi in più che, anche in modo frivolo, di moda appunto, si aprono: the messier, the better.
[Repêchage dell'omonimo post su Cailloux, giugno 2009]
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